giovedì 3 settembre 2009

«Non rassegniamoci alla videocrazia»



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PRELEVATO ( PESOLO PESOLO) DAL BLOG DI ROSALBA LEONI
......PER QUEL CHE MI RIGUARDA: http://perquelchemiriguarda.blogspot.com/


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Il premio Nobel DARIO FO..
: «Non rassegniamoci alla videocrazia»


A quarant’anni esatti dal suo mistero buffo c’è n’è un altro di mistero tutto italiano. Meno teatrale e più reale. Sempre buffo certo,ma da un po’ di tempo maledettamente pericoloso: «Il mistero Berlusconi». Perché «come fa un personaggio così, dopo quindici anni, ha stare ancora lì?». Non si capacita Dario Fo. Ma il quesito lo rigiriamo direttamente a lui, al premio Nobel per la letteratura in questi giorni concentrato per le prove del suo ultimo spettacolo Sant’Ambrogio e la scoperta di Milano.
Dicevamo, come fa Berlusconi a guidare ancora questo Paese?
Mi spiace dirlo ma la colpa è di noi italiani. Ottusi, assuefatti dalla tv, da questa yideocrazia imperante. Dopo tutto questo tempo sono convinto che in molti non abbiano capito fino in fondo chi abbiamo davanti, il reale danno che sta provocando alla nostra democrazia. A qualcuno fa perfino sorridere, mentre c’è anche chi è comprensivo e dice «sì beh è un ladro, ma chi non è ladro in questo mondo», gli mette una croce in cabina elettorale e si va avanti. È questa la cosa che mi preoccupa maggiormente: la rassegnazione che vedo negli italiani.
Noi non rassegniamoci e andiamo avanti. Ma da dove cominciamo? Dalle escort di palazzo Grazioli, dalle intimidazioni ai giornali, dalle offese alla Costituzione, dagli insulti alla magistratura...
Basta basta, ne ho sentite già troppe. Quello che fa più impressione impressione è la spocchia di quest’uomo a cui da presidente del consiglio è permesso tutto. Giudica tutti ma pretende di non essere giudicato. Padrone di giornali e televisioni, banche e assicurazioni, frequentatore di ambienti non certo da educande e si permette pure di fare la morale. E poi quando viene scoperto sotto il lenzuolo invece di fare pubblica ammenda che fa? Ordina le crociate contro la stampa e l’informazione. Solo della televisione non parla male, visto che la controlla tutta lui. Ormai il suo è un progetto preciso.
Cioè?
Assassinare i suoi avversari.
Attento Fo, il premier è di querela facile
Ma è la verità. Una persona la si può uccidere con le armi e la si può uccidere con le parole. E così fa lui. Umiliando l’avversario di turno, politico o giornalista non fa differenza. Perché a lui dà fastidio il pur minimo mormorio. E perciò vuole zittire tutti. Ora anche l’Europa, con questa storia dei portavoce che non devono intromettersi e parlare. Ma siamo impazziti. Ormai non ha più la mancanza di misura. Ha perso completamente la testa.
Ed è per questo che alla manifestazione del 19 settembre indetta dalla Fnsi sulla libera informazione è fondamentale esserci?
Assolutamente. Non bisogna mai abbassare la guardia, stancarsi di scendere in piazza quando le cose vanno male. Guai a mollare, con tutto il potere che ha se non c’è nemmeno qualcuno che prova a fare fare opposizione, ci ritroveremmo in situazioni ben peggiori di quanto già siamo adesso.
Parlando d’informazione, come giudica l’attacco del Giornale di famiglia all’Avvenire che ha portato alle dimissioni del direttore delle testate dei vescovi Dino Boffo?
Lo giudico come lo giudicano molti: killeraggio puro. Siamo di fronte al linciaggio totale, a veline che si trasformano in atti giudiziari, a pettegolezzi che diventano condanne. Esattamente il contrario di come dovrebbe comportarsi chi si occupa di giornalismo. Qui si creano invenzioni e falsità per coprire la verità dei fatti. Ma ancora ci meravigliamo, non è Feltri il nuovo direttore del Giornale?
Sì perché?
E qual è la novità, stiamo parlando di un professionista del falso. Di un vero e proprio killer della carta stampata. Lo so sulla mia pelle. Quand’era direttore di Libero cercò di fregare anche me, falsificando documenti per cercare di infangarmi su una storia che poi risultò non vera e che gli si ritorse contro.
Insomma, Berlusconi non poteva scegliere meglio?
Certo, ha preso il migliore sulla piazza per questo tipo di lavori. Ma l’ipocrisia non ha mai fine. Così, dopo averlo ricoperto d’oro, messo in prima linea a dirigere la testata di famiglia il premier che fa: si dissocia! Ma siamo impazziti. Il mandante che cade dalle nuvole e sparisce nel momento in cui è stato trovato con le mani dentro la marmellata. Ma chi la beve?
C’è da capirlo, il suo neodirettore è andato un po’ oltre, oltre Tevere...
Sì, e la chiesa forse neanche si aspettava un attacco così duro da un giornale considerato «amico». Ma non siamo ingenui. Sappiamo benissimo che anche questa è tutta una farsa. Passata la bufera i rapporti tra palazzo Chigi e Vaticano ritorneranno idilliaci come prima. Come se nulla fosse accaduto e nessun direttore fosse mai stato costretto alle dimissioni. Basta un family day, un po’ di soldi alle scuole cattoliche, un aggiustamento al biotestamento, un altro alla legge 40 e passa tutto.