giovedì 18 giugno 2009

18 giugno 2009



Italia: un Paese in difficoltà (lo sono soprattutto i lavoratori dipendenti)




Recentemente è stato presentato il Rapporto sui diritti globali realizzato dall'associazione SocietàInFormazione e promosso dalla Cgil insieme ad alcune associazioni del privato sociale tra cui il gruppo Abele, di cui riporto integralmente un comunicato riguardante appunto questo rapporto. Diversi sono gli aspetti interessanti del Rapporto. Risulta evidente che la crisi abbia colpito soprattutto i lavoratori dipendenti e che le situazioni di povertà siano aumentate.

Ecco il testo del comunicato emesso dal gruppo Abele:

Il 50% delle famiglie italiane ha un reddito inferiore a 23.083 euro. I minori poveri sono più di 1.700.000. Ogni anno 35.000 famiglie perdono la casa perché non riescono a pagare l’affitto. Sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto sui diritti globali 2009 curato dall’Associazione SocietàInFormazione e promosso dalla Cgil con alcune associazioni del privato sociale, tra cui Gruppo Abele, Antigone e il Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza (Cnca). Il Rapporto è stato presentato lo scorso 29 maggio a Roma e ha come obiettivo quello di analizzare la situazione dei diritti in Italia e nel mondo, mettendo in luce i punti più critici della globalizzazione. “La crisi – si legge nel testo del Rapporto – sta mordendo la società italiana, i lavoratori e il sistema industriale”.
Secondo i dati Ires-Cgil riportati nell’indagine, tra il 2002 e il 2008 il potere di acquisto dei redditi delle famiglie operaie è calato di quasi 1.600 euro, quello degli impiegati di circa 1.700 euro, mentre quello di imprenditori e professionisti è cresciuto di quasi 10.000 euro. In Italia quasi 7 milioni di lavoratori, secondo la Cgil, percepiscono meno di 1.000 euro al mese e i lavoratori considerati poveri sono il 10%, contro una media europea dell’8%. Per le associazioni, inoltre, la povertà colpisce in maniera significativa i minori: il 23% della popolazione povera nel nostro Paese ha meno di 18 anni; il 72% di loro è concentrato nelle regioni del Sud e il 61% ha meno di 11 anni. “È fondamentale – si legge nel Rapporto - superare l’importanza sociale dell’accumulazione di ricchezza”.
Secondo i curatori del Rapporto gli sfratti, il costo del mutuo e le bollette arretrate sono fonte di vulnerabilità e causano spesso il passaggio a stati di povertà. L’acquisto di abitazioni, secondo il Rapporto, è infatti diminuito del 13% nel 2008 e sono aumentati i costi dell’affitto. “Gli italiani – continua il Rapporto - sono sempre più soli, senza rete, e con un welfare che si ritrae”.
I migranti, secondo i dati forniti dall’indagine, rappresentano il 6% della popolazione italiana e contribuiscono per l’8,8% sul Prodotto interno lordo. Nonostante questo il Rapporto sottolinea le condizioni precarie in cui i questi cittadini vivono, soprattutto per quanto riguarda la sanità. Secondo i curatori della ricerca i migranti arrivano nel nostro Paese in buone condizioni di salute, ammalandosi in seguito. Le minacce sulla possibilità di essere denunciati da parte delle autorità sanitarie qualora non si fosse in regola con il permesso di soggiorno aggraverebbe, secondo il Rapporto, la loro situazione. Il 65% dei migranti inoltre non conosce i diritti sanitari di cui gode e l’84% dei cittadini non in regola, che vivono da più tempo in Italia, non si rivolge ai servizi pubblici.
Le istituzioni, secondo le associazioni, hanno la responsabilità di trattare l’argomento dell’immigrazione unicamente come una questione di ordine pubblico, svalutandone il valore positivo e trascurando i diritti dei migranti. “La crisi di fondo, in Italia – si legge nel Rapporto -, è quella dei valori solidali. La situazione è peggiorata, con l’enfatizzazione politica dell’economia della paura. In Italia c’è oggi in atto una guerra dichiarata del potere contro gli ultimi, siano essi gli uomini e le donne dei viaggi della speranza, gli immigrati relegati nelle nuove favelas, i senza dimora. L’obiettivo è del tutto evidente: attrarre tutto il resto della società contro questi nemici perfetti, brutti, sporchi e, qualche volta, anche cattivi. Sottrarsi a questa deriva della società italiana è un imperativo morale, prima ancora che politico”.

Riporto inoltre l'introduzione del Rapporto:

"Quest’anno il Rapporto sui diritti globali, giunto alla sua settima edizione, esce nel pieno degli effetti della crisi finanziaria mondiale sulle economie reali di tutti i Paesi del pianeta. Il castello di carte della finanza globalizzata, e infine impazzita come una maionese, è il frutto prevedibile e previsto di un sistema che drena ricchezze e risorse per concentrarle in poche mani. Le mani sono quelle delle corporation, dei potenti gruppi speculativi, degli imperi multinazionali che in questi decenni hanno attualizzato e imposto l’ideologia del liberismo senza regole e senza freni. Un pensiero unico che è riuscito a informare di sé e a soppiantare governi e sedi decisionali democratiche ed elettive, dunque la politica, gestendoli in proprio o trasformandoli in passivi e complici esecutori. Con la crisi globale resta aperto e si drammatizza il nodo dei salari e, più in generale, la grande e rimossa questione dei diritti economici e sociali, nei Paesi poveri così come in quelli sviluppati. Ma le cronache dai mari di questi giorni, dei barconi gonfi di umanità violata e dolente, cinicamente rispediti in Libia, ci ricordano che oltre alla crisi dell’economia reale c’è un’altra crisi da affrontare, altrettanto grave: quella dei diritti umani e di cittadinanza, connessi anche alla questione ambientale. Anche questi diritti sono drasticamente peggiorati, sin dentro il cuore delle nostra città.
Anche quest’anno il Rapporto, un volume unico a livello internazionale per l’ampiezza e la sistematicità dei temi affrontati, fa il punto della situazione restituendoci lo stato di salute dei diritti nel mondo. La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, il mercato del lavoro e la precarietà, la sicurezza sul lavoro, il welfare, l’immigrazione, le guerre, l’ambiente e i diritti umani: il rapporto fotografa e analizza la globalizzazione per quello che è, mettendo in luce i punti più critici e delineando al contempo le direzioni da seguire per dare concreta attuazione a un’inversione di rotta. Il Rapporto ci ricorda la centralità dei diritti umani e sociali e l’importanza di un assetto sociale costruito sui concetti di uguaglianza, democrazia e ricchezza per tutti. Nuovi importanti fenomeni lasciano intravedere la possibilità di un cammino diverso: il nuovo mutualismo, la cittadinanza attiva, la finanza etica e i nuovi stili di vita, la decrescita e il consumo responsabile. Spinte positive che hanno però bisogno di essere accompagnate e potenziate perché diventino prassi comune condivisa dagli Stati e dal sistema-mondo nel suo complesso".

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la storia di dell'utri e berlusconi.